Il seminario avrà luogo sabato 11 novembre dalle ore 9 alle 19 in zona Castello di Serravalle, Valsamoggia (BO). È necessaria la prenotazione al seguente indirizzo: info@al3vie.com. Iscrizioni aperte fino al 5/11/2023. Per avere ulteriori informazioni sulle modalità è disponibile, inoltre, il numero 3384586480 per chiamate o whatsapp
DESCRIZIONE
Ogni ora sarà dedicata a un attraversamento tematico
Ogni attraversamento uno stacco musicale significativo:
9 – 10.15 Il corpo della poesia.
Verticalità, articolazione, il respiro dentro il testo.
10.15 – 11.30 Oralità e nascita della poesia. Fin dentro la preistoria.
La grana della voce acustica dalle radici del silenzio. Le origini della poesia orale: le ninnenanne. La nostra capacità (e la nostra necessità) di ascolto e di accoglimento del fiato sonoro.
11.30 – 13 Ponte relazionale e formativo della poesia.
La voce poetica entra nel plesso solare della creatura che lo riceve, contaminandolo significativamente e emozionalmente. Il significato della creazione.
La mia esperienza con le persone in sofferenza attraverso il mio approccio poetico e il significativo formativo.
PAUSA PRANZO
15 – 16.15 Entrando nel corpo della poesia con il nostro corpo:
calligrafia, corsivo, trascrizione, traduzione, dizione. Il movimento e la consapevolezza della mano e del braccio.
17.45 – 19 00 Figure retoriche e chiavi psicologiche:
entriamo attraverso le leve della poesia nelle nostre dinamiche esistenziali.
Sono previsti ascolti musicali e voci maestre testimonianti. Ogni sezione porterà a un tempo di conversazione e di confronto.
Il seminario è rivolto a ogni tipo di partecipante. Non ha carattere strettamente letterario, piuttosto propone in modo interdisciplinare una riflessione profonda sulla nostra interiorità e sulla propria capacità espressiva nel canto, come forma arcaica artistica. Intende rovesciare l’abituata interpretazione della poesia, proponendo vie di coinvolgimento che nessuna altra arte può suscitare. Il corso è aperto anche a ragazzi e ragazze delle scuole superiori.
Il corso prevede la possibilità di un ulteriore approfondimento su richiesta dei partecipanti.
Simone Gambacorta ha dedicato una puntata della rubrica televisiva settimanale sui libri “I libri del villaggio”, che va in onda su Super J, canale 16 in Abruzzo e Molise, a la via del poco
Il Premio Letterario Internazionale “Franco Fortini” sarà, per il secondo anno, parte del programma di Passaggi Festival e sarà assegnato con cerimonia ufficiale durante la manifestazione di Fano, nel fine settimana del 24-25 giugno all’interno della rassegna di poesia Passaggi diVersi. Il Premio, aperto alle raccolte di poesia edite da gennaio 2022 a gennaio 2023 e giunto all’ottava edizione, onora la memoria di Franco Fortini. Rifugiatosi durante la guerra per ragioni razziali in Svizzera, Fortini partecipò alla Resistenza in Val d’Ossola; poi nel ruolo di coscienza degli intellettuali di sinistra dai tempi del Politecnico di Vittorini, del quale fu redattore, fino ai Quaderni piacentini, costituì un punto di riferimento per le giovani generazioni, applicando l’intelligenza del saggista a temi non soltanto letterari ma anche politici e culturali. La Giuria, presieduta da Christian Sinicco e composta da Maria Borio (segretaria), Bernardo De Luca, Tommaso Di Dio, Carmen Gallo, Paolo Giovannetti, Fabrizio Lombardo, Francesca Marica, Giuseppe Nibali (segretario), Niccolò Scaffai, Francesco Terzago, Italo Testa e Antonio Tricomi, ha selezionato una prima rosa di cinquantaquattro volumi, seguita dalla lista di venti opere semifinaliste. Durante il mese di maggio la Giuria comunicherà la cinquina finalista. Il Premio Letterario Internazionale “Franco Fortini” è organizzato da Poiein APS in partenariato con Passaggi Cultura e in collaborazione con Centro Interdipartimentale di Ricerca Franco Fortini in “Storia della tradizione culturale del Novecento” – Università di Siena, Fondazione per la critica sociale, Fondazione Palazzo Litta per Arti Onlus – MTM, Ass. Culturale Perda Sonadora – Festival Cabudanne de sos Poetas e Dipartimento di Comunicazione, arti e media “Giampaolo Fabris” dell’Università IULM.
Semifinalisti del Premio Fortini
Arcipelago itaca Marco Todoverto, Cor piantà
Argolibri Florinda Fusco, Il compleanno e altre opere
Book Editore Ranieri Teti, la vita impressa
Donzelli editore Federico Italiano, La grande nevicata
Einaudi Anna Maria Carpi, L’aria è una
Garzanti Gian Mario Villalta, Dove sono gli anni
Industria&Letteratura Vincenzo Bagnoli, Waves Davide Castiglione, Doveri di una costruzione
Interlinea Prisca Agustoni, Verso la ruggine
Interno Libri Diletta D’Angelo, Defrost
L’arcolaio Gabriel Del Sarto, Sonetti bianchi
La nave di Teseo Francesco Targhetta, La colpa al capitalismo Le Lettere Francesco Brancati, L’assedio della gioia Marcos y Marcos Massimo Gezzi, Sempre mondo
Mondadori Mary Barbara Tolusso, Apolide
Nino Aragno Marilena Renda, Fuoco degli occhi Yang Lian, In simmetria con la morte Maddalena Lotter, Atlante di chi non parla
pièdimosca Anna Maria Farabbi, La via del poco
Scalpendi Michele Zaffarano, Poesie per giovani adulti
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La prima selezione del Premio Fortini
Arcipelago itaca Daniele Barbieri, La lepre di sangue Virginia Farina, ‘Aidos Francesco Indrigo, Forsi il vint Vera Linder, Corpus in a tongue Vittorio Parpaglioni Barbieri, Corea Marco Todoverto, Cor piantà
Argolibri Florinda Fusco, Il compleanno e altre opere Davide Nota, Rovi Avagliano Antonio Bux, Gemello falso
Book Ranieri Teti, la vita impressa Laura Caccia, La terza pagina
Campanotto Laura Cingolani, Fare lo spazio
Donzelli Federico Italiano, La grande nevicata
Einaudi Anna Maria Carpi, L’aria è una
Ensemble Giuseppe Settanni. Affreschi strappati
Fallone June Scialpi, Il Golem, L’interruzione
Gabriele Capelli Fabiano Alborghetti, Corpuscoli di Krause
Garzanti Gian Mario Villalta, Dove sono gli anni
Il Ponte del Sale Valeria Ferraro, Caro vuoto Zelda S Zanobini, Non era l’ombra di niente
il Saggiatore Dimitris Lyacos, Con la gente dal ponte
industria & letteratura Vincenzo Bagnoli, Waves Lucia Brandoli, Dittico dell’acqua Davide Castiglione, Doveri di una costruzione
Interlinea Prisca Agustoni, Verso la ruggine
Interno Libri Diletta D’Angelo, Defrost (giovane) Gabriella Sica, Poesie d’aria
L’Arcolaio Gabriel Del Sarto, Sonetti bianchi
La Nave di Teseo Sonia Bergamasco, Il quaderno Francesco Targhetta, La colpa al capitalismo
La Vita Felice Irene Sabetta, Nella cenere dei giochi
Le Farfalle Pietro Cagni, Asbestos Pietro Russo, Eppuru i stiddi fannu scrusciu
Le Lettere Francesco Brancati, L’assedio della gioia
LiberAria Gianni Montieri, Ampi margini
Luigi Pellegrini Tiziano Broggiato, Sorvoli
Macabor Lucia Triolo, Sulle pendici dell’altro
Marcos y Marcos Massimo Gezzi, Sempre mondo
Marco Saya Stefano Guglielmin, Dispositivi
MC Stefano Massari, Macchine del diluvio
Mondadori Mary Barbara Tolusso, Apolide
Nino Aragno Emanuele Franceschetti, Testimoni Yang Lian, In simmetria con la morte Maddalena Lotter, Atlante di chi non parla Marilina Renda, Fuoco degli occhi
NEM Riccardo Innocenti, Lacrime di Babirussa
pièdimosca Anna Maria Farabbi, La via del poco
puntoacapo Alessandro Di Prima, Dobby, Yuko e la neve di Joyce Matteo Persico, Warbling (giovane) Maria Pia Quintavalla, Estranea (Canzone)
Scalpendi Michele Zaffarano, Poesie per giovani adulti
Transeuropa Alberto Roversi, Storie esemplari di spiriti delicati e bollenti
Valigie Rosse Matteo Marchesini, Scherzi della natura
Premio letterario Franco Fortini, 165 opere e 54 finalisti
Sarà assegnato a Fano nella rassegna di poesia Passaggi diVersi
(ANSA) – FANO, 10 MAG – Prima selezione del Premio internazionale Franco Fortini: 165 opere arrivate, 54 finalisti.
Il Premio letterario internazionale “Franco Fortini” sarà, per il secondo anno, parte del programma di Passaggi Festival e sarà assegnato sabato 24 giugno con cerimonia ufficiale, durante la manifestazione di Fano (Pesaro Urbino), nella rassegna di poesia Passaggi diVersi.
Il Premio, aperto alle raccolte di poesia edite da gennaio 2022 a gennaio 2023, all’ottava edizione, onora la memoria di Franco Fortini: rifugiatosi durante la guerra per ragioni razziali in Svizzera, partecipò alla Resistenza in Val d’Ossola; nel ruolo di coscienza degli intellettuali di sinistra dai tempi del Politecnico di Vittorini, di cui fu redattore, fino ai Quaderni piacentini, costituì un punto di riferimento per le giovani generazioni, applicando l’intelligenza del saggista a temi non soltanto letterari ma anche politici e culturali. Sono 165 i libri giunti all’8/a edizione. La Giuria ha selezionato una rosa di cinquantaquattro volumi. Tra i libri delle grandi e medie case editrici si segnalano Verso la ruggine di Prisca Agustoni (Interlinea), L’aria è una di Anna Maria Carpi (Einaudi), Sempre mondo di Massimo Gezzi (Marcos y Marcos), La grande nevicata di Federico Italiano (Donzelli), Con la gente dal ponte di Dimitris Lyacos (il Saggiatore), La colpa al capitalismo di Francesco Targhetta (La Nave di Teseo), Apolide di Mary Barbara Tolusso (Mondadori) e Dove sono gli anni di Gian Mario Villalta (Garzanti). Molte sono opere dI piccole case editrici in questa prima selezione, tra cui Waves di Vincenzo Bagnoli (industria & letteratura), La lepre di sangue di Daniele Barbieri (Arcipelago itaca), Gemello falso di Antonio Bux (Avagliano), Il compleanno e altre opere di Florinda Fusco (Argolibri), Dispositivi di Stefano Guglielmin (Marco Saya), In simmetria con la morte di Yang Lian (Nino Aragno), Estranea (Canzone) di Maria Pia Quintavalla (Puntoacapo), Poesie d’aria di Gabriella Sica (Interno libri) e Sulle pendici dell’altro di Lucia Triolo (Macabor). Entro maggio la Giuria comunicherà i risultati delle altre selezioni e la cinquina finalista. (ANSA).
Ancona Mercoledì 3 maggio 2023 ore 17:30. Museo Tattile Statale Omero Banchina Giovanni da Chio 28. Nuova uscita nella collana Orto della casa editrice AL3VIE, verrà presentato da Anna Maria Farabbi, che ha curato e tradotto il libro di John Martin Hull, professore di teologia e scienze religiose a Birmingham, scomparso nel 2015.Nel 1983, a seguito di una lunga patologia degenerativa della retina, Hull perse definitivamente la vista. Ha scritto numerosi libri e articoli nel campo dell’educazione religiosa, della teologia pratica e della disabilità.Anna Maria Farabbi sottolinea che “l’esperienza della cecità polverizza di colpo la superficialità visibile, entra e abita l’invisibile della nerezza, forzatamente in un processo inverso da quello che noi vedenti siamo abituati a vivere, anche mentalmente”. John Martin Hull narra tutto questo in “All’inizio era il Buio”, portandoci lentamente a riconsiderare i nostri parametri sociali e culturali. Propone fatti della propria storia personale, pieghe del suo vissuto, mortificazioni, depressioni da cui è riemerso, con energia e lucidità.Tutto il suo lavoro in questa opera nasce e si sviluppa nel ventre delle Sacre Scritture. Si irradia in ogni angolo del nostro vivere quotidiano, in ogni connessione esistenziale e sociale, oltre a quella spirituale.Il suo pensiero in ogni sua parola propone di fatto le fondamenta praticabili verso la correzione di una polis che molto ha ancora da imparare per una convivenza di pari diritti, di non discriminazione, di crescita contemporaneamente individuale e corale.Anna Maria Farabbi è poeta, narratrice, saggista, traduttrice. In poesia, l’ultima sua opera è La casa degli scemi, Lietocolle 2017. Per la narrativa, ha pubblicato Leièmaria, Lietocolle, 2013; per la narrativa ragazzi, Caro diario azzurro, 2013, e La notte fosforescente, entrambe per Kaba edizioni, 2013 e 2021.
La via del poco di Anna Maria Farabbi, edito Al3vie in coedizione con pièdimosca edizioni, si è classificato al primo posto nella sezione Libro edito di poesia al 14° Concorso letterario “città di Grottammare” – Franco Loi. Presidente onorario Dacia Maraini.
Sabato 3 dicembre si è svolta, presso la Casa delle donne di Roma, la premiazione de Il paese delle donne. Il canto dell’altalena. L’oscillazione della figura tra il gioco e il mito seguito da La tela di Penelope di Anna Maria Farabbi ha ricevuto il Premio opere miste Franca Fraboni.
La lampada ideata e realizzata da Gabriella Malentacchi ha agito da perno nella mia conferenza per i suoi significati del profondo simbolico. In sintesi:
La torsione del corpo, propria del tronco della lampada, evoca lo stato di sofferenza umana nella sua instabilità di equilibrio esistenziale, spirituale, sociale. Le scanalature nel vetro, sono affini a rughe, a nostre cicatrici, violenze subite che tatuano la nostra interiorità oltre la superficie della pelle, Il vetro propone, per sua stessa natura, la fragilità, ma anche l’acustica della sua possibile rottura, e ogni difficoltà di raccolta: il pericolo di essere feriti, tagliati, tra una scheggia e l’altra. La trasparenza propria del vetro richiama di fatto la nostra: ciascuno di noi, sotto nostri vestiti, ha un’identica dimora di organi, oltre a un sangue circolante che stabilisce assoluta fratellanza. Non solo. In ogni nostro corpo esiste un vuoto attraversato da un filo. Il filo che permette la vitalità elettrica della lampada è il filo della nostra connessione con la vita. E’ il cordone ombelicale con la nostra nascita quotidiana.
Il paralume è posizionato al vertice dell’oggetto. Ne è il fulcro. E’ la testa. Eppure ci consegna un cuore rovesciato. La testa è pensare, Il cuore è sentire. Ogni creatura che ha sofferto, ipersensibile, ha un cuore rovesciato. Definitivamente. Essere prossimi a un “cuore rovesciato” significa avere consapevolezza del proprio. E flettersi, con rispetto, non giudizio, sapienza più che conoscenza. Con quell’amore che è esperienza cognitiva, oltre che sensuale, artistica e mistica.
Il compimento della relazione, della cura, sta nell’accensione di quel cuore rovesciato.
Un cuore rovesciato illuminato è illuminante e orienta.
Anna Maria Farabbi con l’opera Il canto dell’altalena. L’oscillazione della figura tra il gioco e il mito; seguìto da La tela di Penelope, edito da Al3viE e Pièdimosca edizioni nel 2021 ha vinto il PREMIO Opere miste “Franca Fraboni” – XXXIII Premio di scrittura femminile Il paese delle donne.
John Martin Hull (1935-2015) è stato Professore di teologia e scienze religiose a Birmingham. Nel 1983, a seguito di una lunga patologia degenerativa della retina, perse definitivamente la vista. Ha scritto numerosi libri e articoli nel campo dell’educazione religiosa, della teologia pratica e della disabilità. Uno dei suoi testi più conosciuti è Il dono oscuro (1990) tradotto e pubblicato da Adelphi nel 2019. Nel 2016 ne è stato tratto il film Notes on Blindness, di Peter Middleton e James Spinney, vincitore del primo premio ai British Independent Film Awards. La prefazione porta la firma di Oliver Sacks, noto neurologo e scritto re britannico, autore di numerosi best seller spesso dedicati alla tematica dei disturbi neurologici. Risvegli, pubblicato nel 1973, fu adattato in un film omonimo nel 1990.
Il contributo politico della cecità
di anna maria farabbi
Una riflessione verticale sulla vista e sulla sua assenza ci immette direttamente nel ventre della nostra cultura occidentale, più propriamente del sistema consumistico, capitalistico, liberistico, che viviamo. Abitiamo quotidianamente l’immagine, ne siamo at/tratti, inghiottiti, intossicati, resi dipendenti, devitalizzati dentro un processo di consumo/consumismo che si basa soprattutto sull’apparenza, su ciò che appare, su ciò che abbagliando induce e detta il bisogno di una riconoscibilità visibile, folgorante. È nell’immagine che si genera una dinamica autoreferenziale narcisistica che esclude ogni significato di complementarità nella relazione, così come ogni necessità di approfondimento dell’interiore. Si nega la possibilità di concepire e praticare il rovescio del canone omologato.
L’esperienza della cecità polverizza di colpo la superficialità visibile, entra e abita l’invisibile della nerezza, forzatamente in un processo inverso da quello che noi vedenti siamo abituati a vivere, anche mentalmente.
John Martin Hull narra tutto questo, portandoci lentamente a riconsiderare i nostri parametri sociali e culturali, spalanca magnificamente il corpo della voce e del suono, risvegliandoci sensorialmente e spiritualmente alla concentrazione del tacere e dell’ascolto, della lentezza fiduciosa, della risurrezione interiore traendo forza dal sacro profondo che ci dimora. Propone fatti della propria storia personale, pieghe del suo vissuto, mortificazioni, depressioni da cui è riemerso, con energia e lucidità.
Coniuga il verbo amare in un’accezione cristiana spogliata e disposta al confronto.
Tutto il suo lavoro in questa opera nasce e si sviluppa nel ventre delle Sacre Scritture. Si irradia in ogni angolo del nostro vivere quotidiano, in ogni connessione esistenziale e sociale, oltre a quella spirituale.
Il suo pensiero in ogni sua parola propone di fatto le fondamenta praticabili verso la correzione di una polis che molto ha ancora da imparare per una convivenza di pari diritti, di non discriminazione, di crescita contemporaneamente individuale e corale.
Attraverso un QR code sarà possibile ascoltare 8 tracce audio, contenuti scelti e letti dalla stessa curatrice.
L’arte tra bocca e cibo. Peso corporeo e peso della parola
a cura di Anna Maria Farabbi
sulla tematica delicatissima e complessa dei disturbi alimentari che sempre di più, soprattutto in questo momento di forte disagio sociale, riguarda giovani e giovanissimi. Undici artisti e artiste, compresa la curatrice, convergono nella loro differenza identitaria e di ricerca espressiva: pronunciano la loro testimonianza artistica e esistenziale. L’arte fa girare la ruota in un viaggio plurale e al tempo stesso unitario, che entra nei disturbi del comportamento alimentare. Lo scopo è entrare nella tematica dei disturbi alimentari da altri affacci passando attraverso testimonianze personali e artistiche di notevole intensità come quella di Paola Bianchini, filosofa, psicologa, psicoterapeuta, Marco Bellini, poeta, Giancarlo Palombini, docente di Etnomusicologia, Sara Fruet, pittrice, medico coaching alimentare e biodinamica craniosacrale, Marco Pozzi, regista cinematografico, Mariafrancesca Garritano, ballerina, Pietro Marchese, scultore e insegnante, Alberto Terrile, fotografo, Ludovic Debeurme, fumettista, pittore e illustrator, Elvira Aglini, narratrice.
La collana Arca nasce con un’identità marginale, nell’accezione profonda: è stata concepita per dimorare a margine proprio per la sua radicale, atipica, natura.
Mi è stata consegnata la responsabilità di questa proposta editoriale e l’assumo come progetto immerso nella poesia, non solo nella sua offerta di catalogo, ma per la sua sostanza caratteriale.
La collana è creata in coedizione tra due case editrici: Piedimosca e Al3vie. Credo sia l’unica esperienza in Italia, se non altro rarissima testimonianza, di una cooperazione di forze congiunte in scelta e in investimento. In questo caso, la piccola editoria trova alternative di politica aziendale e culturale contro l’individualismo concorrenziale.
Il filo che teniamo tra le mani è femminile. Siamo tre donne, Elena Zuccaccia per Piedimosca, Raffaella Polverini per Al3vie, io anna maria farabbi per la curatela, che lavorano per la poesia nell’oceano del mercato. Tutte e tre viviamo, non solo nel nostro lavoro, un pensiero di genere.
Il nome Arca ha un significato capovolto da quella tradizionale, maestosamente sacro. Ogni legno di questo mezzo poetico navigante, recupera una bellezza vitale per rioffrirla salva alla comunità, avendo in sé una tensione politica, sacra, forte. Non offre un valore di grandezza, ma un valore di qualità. Questa collana piuttosto di un’arca è un legnetto arca ico, come lo è sempre il canto.
Navigherà ospitando un’opera all’anno. Il numero delle case editrici è infinito, poeti e poete infiniti, libri infiniti che, nelle acque infinite del mercato, fluttuano tra occhi e mani infinite. L’arca contiene un solo corpo all’anno. Si fa carico, e rende il carico, di questa parsimonia estrema, nel minimo, essenziale gesto di scelta. La poesia chiama al poco.
Le prime tre poete più il quarto autore. Ho aperto io il viaggio, su proposta di Elena e Raffaella. Il titolo della mia opera, la via del poco, annuncia l’impostazione della collana. Mi affaccio nella responsabilità della cura. Seguono: Paola Febbraro, Stellezze e Carmela Pedone, Frammentario, entrambe già edite nella collana da me diretta per Lietocolle, ora fuori catalogo. Due opere che meritano di tornare energicamente alla luce.
Paola Febbraro con originale canto assoluto, asciutto, vissuto con interità purissima, senza alcun compromesso. Carmela Pedone, con una scrittura a sangue forgiata nella tragica sofferenza psichiatrica.
Ho già individuato il quarto autore e condiviso la mia scelta con Elena Zuccaccia e Raffaella Polverini. Lo nomineremo ad alta voce prossimamente.
ciò che non posso contare ripetere nominare transita
in una sonora transumanza invisibile
dalla pianta dei miei piedi alle suture craniche
nel plesso solare mi dimoro
quando mi chiamo mi rispondo vento
***
Non ha il becco eccessivo
la passerina che canta bene
***
trapassata la mezzanotte
sono le sei dell’alba.
torno a casa per stanchezza
non per amore.
e ancora una volta
sbaglio.
Il fulmine convoca la terra e il cielo
in un punto.
C’è un punto biancastro nel tuorlo
dov’è il germe. C’è
un punto di attacco nel fiore
che è l’ombelico esterno
nel luogo dei semi.
Lì sporge il sole e chiarisce
il mondo.
Anche quest’anno per presunzione
ho dato per scontata l’esistenza
della luce nel paesaggio:
il lavoro della luce
nelle forme del paesaggio.
Ho finito per scordare
che il ciliegio ha la testa
e che in primavera è più leggera
perché dalle radici sverna in petali
rosa. Uno
è il battere e uno
il levare della passera
che ora le sta dentro
per cantarla.
Mi fa accorgere del mondo.
Alle sei dell’alba il ciliegio è fermo.
Ma scrivo una bugia.
***
io con un bacio, signora scrittura,
ti rovescio la frusta,
e te la lecco per farti l’amore.
Signora che mi schiocchi la lingua
e me la metti in pista quando ti pare
in mezzo alle vertigini scorticanti
dei venti,
lì.
Lì che si spoglia e gira su sé stessa
come una poverina frenetica e balbuziente
che non sa ballare perché è zoppa dalla nascita e sta lì.
Lì che gira e non riesce ad estirpare
l’origine
di una parola decente.
Signora che per accarezzarla
la rastrelli
e lei, lì, zitta e analfabeta che mi trema in bocca
con niente che la possa congiungere
alla gola in me.
Splendida umida padrona che sei, sia così,
mi va bene così,
fin tanto che so narrarti e che so.
Ma in questa notte verdelunare
con tinte aranciogiallastre velocissime
di stelle cadenti sputate via dal
cuore,
ci sono. E sto ferma, in piedi.
Precisa dal mio battito cardiaco
alla filtrazione delle due
tempie.
Ti punto
scoccandoti sulla fronte
le mie lucciole canicolari
perché ho voglia di fare l’amore con te
dalla mia lingua
in giù.
Cos’è ti spiego cos’è
un bacio lavico
e quel che vedrai e ciò che
sentirai
in mezzo allo scandalo di questa notte:
ti dico per esempio, e intanto
ti lecco le labbra,
che tra le papille bagnate
c’è il mio paese che è la lingua mia
dentro cui parole perpendicolari abbastanza
si sono fatte alberi
fiori e frutta
e campano quasi in silenzio.
Si spogliano dentro i tuoi venti, sì,
ma ricrescono da soli
con i soli che mi salgono,
nelle primavere forti, in bocca.
***
Con un bacio, amore, hai sdraiato i fianchi
della montagna.
Gli orti strettissimi a terrazza innaffiati dentro la guerra
caricando la schiena piagata dei muli
di borraccette bucate acque rubate
ora sono fanghiglia sul tuo palmo
aperto. Odori.
Hai baciato la mia lingua
e io in lei sono morta
ondulata
nel tuo silenzio primitivo.
Bagnata analfabeta liquor
oralità venuta
nella tua bocca.
Con il tremore interiore delle nascite.
Commossa
offrendo la mia soletudine regale.
epitaffio
anna maria farabbi
piccolissima
dorme.
La casa è grande.
Le acque le terre i fuochi e le arie.
L’amore. Il meridiano che anche nel sonno
mi percorre.
***
Quei ciottoli nerissimi lisci quasi morbidi qua e là
sugli infiniti ori
della sabbia calda. Tu che mi chiedevi da dove venisse
tanta luce se il soffitto mancava completamente di luna e di stelle.
Dalla terra da sotto dalle profondità della nostra pancia
dalle intermittenze lucciolari dell’inguine
dalle scintille cardiache del sotterraneo oriente ti risposi.
E cominciai a leccarti le dita, imparando dai cani.
A toglierti con la lingua la necessità degli occhi
a premere le tue labbra con trasparenze animate garze
di baci, per obbligarti a tremare
in tutta la tua friabile estensione.
Per sentire l’imminenza
la velocità del vento nel sangue
il creato intero nel sangue.
Per barattarci nell’intimità
attraverso la creazione. Perché fare l’amore
è agire e ricevere la creazione.
Quei ciottoli notturni vivissimi quasi liquidi qua e là
sugli infiniti riti
della spiaggia.
***
Faccio l’amore in terra.
Tango:
la fisarmonica l’aia tacco e punta
profondamente tacco leggermente punta
dentro
la mia rosa.
I gialli della mietitura
mi colano dal labbro. L’oro
prugna.
Goccia il miele sul capezzolo. Ombelico
da cui sgorga succo d’uva.
Il mio nome ha faccia di lupa
la tana in corpo
al posto del pelo
flora.
***
Porto con me la bestia e la foresta intera
battendo la mia pelle di tamburo.
Il dolore è basso. Cammina
dentro le piante dei piedi.
Mi bruca la pancia.
Ma nell’ombelico profondo
mia madre canta.
***
dedicato ai poeti di corte
ai loro giochi
nel giardino del re
Perché non vivo in paese e non mi fermo
a chiacchierare sedendo con loro tra plastiche e aiuole.
Perché la parola ha in me un luogo e un tempo profondo
cammina dentro i miei piedi imparando
respiro ciclicità vocabolario e grammatica dalla terra.
Perché mi ritiro nella preistoria del dire e della scrittura
mi allontano da me stessa per rientrare intimamente
in mia madre. Con me
la magnifica bestia si meraviglia e si trasforma.
Che me ne faccio del re?
Anna Maria Farabbi (1959) è nata e vive a Perugia, sebbene consideri come proprio luogo d’origine Montelovesco, località appenninica fra Gubbio e Umbertide che ricorre nella sua opera anche attraverso il peculiare dialetto. Esordisce nei 7 poeti del Premio Montale 1995 con Firmo con una gettata d’inchiostro sulla parete. Numerosi i libri di poesia che seguono: dai due centrali usciti per Il Ponte del Sale – Adlujè, 2003 e Abse, 2013 – ai titoli pubblicati con LietoColle: Il segno della femmina, 2000, Solo dieci pani, 2009, La casa degli scemi, 2017 e presso altri editori: Fioritura notturna del tuorlo, 1996, La magnifica bestia, 2007, Dentro la O, 2016, oltre a varie plaquette e edizioni d’arte (tra esse: Io sono pane al pane e vino al vino, 2021). Nel 2022 La via del poco, in coedizione Al3viE e Pièdimosca, ripropone le prime introvabili raccolte della sua produzione poetica. In parallelo, Farabbi esprime il proprio percorso di costante riflessione su identità femminile e collettiva e un impegno anche sociale attraverso testi che contaminano i generi letterari, fra saggistica, narrativa, prosa lirica, inserti di versi, meditazione: Nudità della solitudine regale. Marginalia, 2000; La tela di Penelope, 2003; leièmaria, 2013; Il canto dell’altalena. L’oscillazione della figura tra il gioco e il mito, 2021. È autrice anche di teatro (La morte dice in dialetto, 2013) e letteratura per ragazzi (Caro diario azzurro, 2013, Talamimamma, 2015, La notte fosforescente, 2021) e curatrice-traduttrice (Kate Chopin, Louise Michel).
* Testi selezionati da La via del poco (Al3viE e Pièdimosca, 2022)
Lasciamo che siano le parole della poeta Anna Maria Farabbi a presentare l’opera.
So solo che il mio canto è un poco. È la mia via. Che la poesia e la mia vita coincidono. Si intrecciano nella via del poco. Una via che ha la vocazione del vento, prossimo al nulla e portatore del tutto.
Dopo cinque impronte liriche inedite che si incardinano nel titolo, sorgo – no in successione cronologica di pubblicazione editoriale otto opere nate nell’arco di venti anni, poco più: dal 1996 al 2022. Apro segnata dall’India, concludo la mia ricerca nei tessuti della terra giapponese.
a.m.f.
Le opere: solo il poco è la via, 2022 firmo con una gettata d’inchiostro sulla parete, 1996 fioritura notturna del tuorlo, 1996 nudità della solitudine regale, 2000 la magnifica bestia, 2007 segni, 2007 la luce esatta dentro il viaggio, 2008 il filo della carovana di sale e i miei dieci nodi, 2018 io sono alla poesia come pane al pane e vino al vino, 2021
Pubblicazione in coedizione con Pièdimosca edizioni che insieme alla curatela di Anna Maria Farabbi accoglierà in condivisione la poesia nella Collana Arca
Book Pride 2022. Intervista di Luisa Longobucco di Radio Sherwood/Gemini Network a Rossana Di Fazio e Margherita Marcheselli dell’Enciclopediadelledonne.it, Angela Di Luciano e Ilaria Baldini di VandA edizioni e Raffaella Polverini di Al3vie
Indomabile me. E la suggestione di involucro che serra come in una prigione diventa inquieta zebratura agitata dal vento. Indomabile me, acquarello di Sara Fruet, che credo meglio non potrebbe accompagnare la testimonianza della sua vita di giovane donna stravolta dall’anoressia e del doloroso percorso che pur l’ha portata infine a scoprire “che la felicità non uccide”.
I
Una testimonianza che è stato “il seme” dal quale è nato l’interessantissimo lavoro di Anna Maria Farabbi sui disturbi alimentari. “L’arte tra bocca e cibo, peso corporeo e peso della parola” (editore Al3vie). Un contributo davvero nuovo e che credo molto possa offrire a chi attraversa il dramma del disturbo alimentare. Bulimia e anoressia, facce della stessa medaglia, malattie della società dell’opulenza, dei tempi moderni… Questione delicatissima e grave che non può lasciarci indifferenti: secondo le ultime statistiche, solo nel nostro paese sono circa tre milioni le persone che ne soffrono. E sono soprattutto adolescenti, in stragrande maggioranza donne, e fra gli adolescenti questo male è una delle principali cause di morte.
Anna Maria Farabbi è poeta, narratrice, saggista, traduttrice. E’ soprattutto poeta, e il suo progetto non poteva che attraversare il linguaggio dell’arte. “Nessuna impostazione clinica”, spiega.
“Ho concepito l’opera come una ruota”. Una ruota con dieci raggi, ogni raggio è un artista, lei compresa, che “nella sua arte porge il suo rapporto con questa problematica”.
In questa “orizzontalità circolare” dove non esistono gerarchie, intervengono una filosofa, un poeta, un docente di Etnomusicologia, una pittrice, un regista, una ballerina, uno scultore, un fotografo, un fumettista, una narratrice… ognuno con la propria testimonianza, diretta o di osservatore. Tutto tessuto dall’esperienza di incontro con persone in sofferenza (e non solo a proposito di disturbi alimentari) con le quali Anna Maria Farabbi ha lavorato, ché “la poesia, più propriamente il canto, l’approccio poetico alla vita e a ogni sua relazione… riescono a toccare interiormente l’altra creatura, soprattutto quando questa si trova in difficile, drammatica o tragica condizione esistenziale”.
E l’approccio poetico alla vita e alle relazioni di ogni sguardo d’artista affolla di umanità questo libro corale. Impossibile da riassumere… L’invito è a sfogliare pagina dopo pagina le voci, che sul limite della ruota disegnata da Anna Maria Farabbi appaiono come nella proiezione di una lanterna magica, ciascuno col proprio respiro… Così, Paola Bianchini, che è filosofa e psicoterapeuta, squarcia la ferita identitaria da cui nasce il disturbo, che del corpo si serve per manifestare il disagio. E invita ad allearsi piuttosto con la vita. Cosa guardate /della mia dissolvenza? Cosa vedete/ della rinuncia che sono? / Ogni volta piagata, piegata/ a gettare fuori il cibo:/ un rifiuto che rinneghi. / le tue forme: ecco il giudizio/ e nessuno specchio in casa… E’ Marco Bellini che, cercando versi per esprimere la dignità del dolore, offre la sua parola poetica. Arriva poi la sorpresa di un canto popolare, “La cena della sposa”, offerto nelle sue varianti regionali da Giancarlo Palombini, e che si estende fino alle radici consumistiche, bulimiche, del nostro sistema occidentale. Che cenerà la sposa le dieci sere? “Dieci scatole di confetti/ per saziar li sposi a-l-letti/Nove cuppie di buon pane / per saziare un borgo sano,/.. otto mazzi di radice.. sette vacche ben cornute… sei castroni ben lanuti/ cinque porci ben cingiuti / quattro lepre che van saltando… Una nenia che lascia il posto al drammatico, coraggioso racconto della pittrice Sara Fruet che (“tu mi stai uccidendo e io per sopravvivere ti uccido”) trasmuta nella forma nutriente dei colori. E poi lo sguardo diMarco Pozzi, regista di Maledimiele, a dirci della dispercezione di sé… sorpreso dalle immagini devastanti ma al tempo stesso con grande potere di seduzione delle foto di giovani donne che una ragazza “allungava e strecciava come fossero le statue di Giacometti. Qualcosa che era vicino all’arte”. E poi il peso danzante di Mary Garret, testimone di come il disturbo alimentare possa essere indotto dalla pressione dell’ambiente intorno. E cosa ci si aspetta da una ballerina, se non essere di piuma… Ancora, la tensione espressiva delle sculture di Piero Marchese, che è anche educatore, e nella mescolanza di umano e animalesco fa intravedere dolore e infelicità di chi pensa di non poter reggere il confronto con le icone della bellezza, nel nostro mondo di culturalmente bulimici…
Si è ancora inquieti difronte a tali immagini, che compare la fotografia di Alberto Terrile a scegliere la via della “condescensio passionis”, la discesa in una sofferenza condivisa, per donarci il ritratto di una madre che ha perso la figlia. Arrivi senza fiato alla “scarnificazione della gioia” nel lavoro sull’anoressia di Ludovic Debeurme, autore di graphic novel. Che con “Lucille”, e la sua scrittura disegnata che non ha bisogno di colori, “ho voluto affrontare il significato dell’insieme delle relazioni e della loro fragilità”. La tristezza “greve” che spoglia giorno dopo giorno la persona anoressica. Elvira Aglini, infine, narratrice, generosa testimone del percorso seguito grazie al progetto ospitato dall’associazione Il Pellicano, spazio di testimonianza creato e condotto appunto da Anna Maria Farabbi. E a ogni incontro la domanda era: quando si nominerà la bestia?
A margine di ogni intervento, un QR code e un link è la porta d’ingresso ad approfondimenti multimediali. Foto, quadri, una scultura, voci, un film, a riannodare fili, per aiutare, anche, ad avere fiducia nella guarigione da un male così complesso e grave. Il cibo e la parola, dunque. Il cibo, “ponte di nutrimento comunicativo a partire dall’apertura della bocca verso la madremammella chiedendo il latte di esistenza”; e la parola, che, se non udita, può trasmutare in urlo silenzioso di dolore.
Disturbi alimentari. Al3vie apre prospettive e testimonianze attraverso l’arte
Una tematica delicata e complessa che sempre di più, soprattutto in questo momento di forte disagio sociale, riguarda giovani e giovanissimi.
anna maria farabbi ha lavorato per quasi due anni ad un’opera corale che si apre ad altri affacci passando attraverso testimonianze personali e artistiche di notevole intensità. La stessa autrice afferma: “Le radici del mio progetto sono state immediatamente nitide: nessuna impostazione clinica. Ho concepito l’opera come una ruota”.
Undici artisti e artiste, compresa la curatrice, convergono nella loro differenza identitaria e di ricerca espressiva: pronunciano la loro testimonianza artistica e esistenziale. L’arte fa girare la ruota in un viaggio plurale e al tempo stesso unitario, che entra nei disturbi del comportamento alimentare.
In ordine di presentazione: Paola Bianchini, filosofa, psicologa, psicoterapeuta. Marco Bellini, poeta. Giancarlo Palombini, docente di Etnomusicologia. Sara Fruet, pittrice, medico coaching alimentare e biodinamica craniosacrale. Marco Pozzi, regista cinematografico. Mariafrancesca Garritano, ballerina. Pietro Marchese, scultore e insegnante. Alberto Terrile, fotografo. Ludovic Debeurme, fumettista, pittore e illustrator. Elvira Aglini, narratrice.
Oltre a questa ruota cartacea, che viaggerà tra le mani, Anna Maria Farabbi ne ha concepita un’altra in parallelo e in approfondimento multimediale. Suoni, immagini, foto, quadri, voci, un film, tesseranno le maglie in fili e nodi. Sarà un modo per significare il progetto davvero con tutti gli ingredienti artistici di cui ha natura. Nel libro, una piccola impronta, quella specie di labirinto chiamato QR code e il link ne saranno la porta d’ingresso.
Sinossi
L’inizio del cibo e la grammatica relazionale a tavola. Mangiavo da sola. Eccetto la domenica. Mi lasciavano il piatto preparato sull’angolo della tavola accanto alla finestra. La bottiglia di acqua davanti al vuoto circolare del bicchiere. Le briciole sulla tovaglia come una semina metafisica di pane. Gli altri della famiglia si erano già alzati, i maschi grandi a coricarsi, le donne in cucina a lavare, asciugare, riporre in frigo il cibo avanzato. La domenica, tutti insieme, davanti a molto cibo, parlavano di clienti, di lavoro, del fare. Io zitta.
anna maria farabbi
Estratti dal testo
Mangiare da soli, secondo me, non genera di per sé alcuna mancanza o sensazione di non compiutezza. Il cuneo della mia riflessione sta in come si mangia quando si è insieme. Che consistenza ha la comunicazione attorno alla tavola. Quale parola. Quale intenzione, tensione, aspettativa, ci sono dietro alla parola e al tacere. Quanto e se si mantiene l’energia cerimoniale della condivisione e la consapevolezza della preziosità del cibo. Quanto significhiamo il cibo come fondamentale anello comunicativo, generativo, tra il nostro piccolo io e il grande noi, inteso come ecosistema.
Il corpo della persona sofferente, la sua lingua (che fa parte del suo corpo naturalmente), compiono una sottrazione sociale, più o meno consapevolmente. Sono apparentemente presenti al mondo, ma interiormente allontanati. Lesi. Il ritiro graduale si manifesta proprio nella relazione cibo e lingua, in una pratica rituale di astensione, di rifiuto di contatto: vegliando e osservando con una tensione difensiva e autoprotettiva.
Note sulla curatrice
anna maria farabbi ha pubblicato per Al3vie, nel 2021, Louise Michel, è che il potere è maledetto e per questo io sono anarchica, e Il canto dell’altalena. L’oscillazione della figura tra il gioco e il mito seguita da La tela di Penelope, opera in coedizione con Pièdimosca edizioni. Per Kaba edizioni ha pubblicato nel 2013, Caro diario azzurro. Ha collaborato con il progetto Leggimileggi e dirige la collana Gocce nella quale è stata pubblicata la sua opera La notte fosforescente.
La puntata del 19 aprile 2021 è stata dedicata a due grandi anarchiche femministe: Louise Michel ed Emma Goldman. Anna Maria Farabbi, curatrice del libro “È che il potere è maledetto e per questo io sono anarchica”, Al3vie edizioni, ci fa un ritratto completo di Louise Michel, della sua personalità, del suo pensiero, della sua scrittura; nella seconda parte di trasmissione, ci avviciniamo a Emma Goldman attraverso alcuni suoi scritti, letti per noi da Marta Marangoni del Collettivo Amleta; l’artista scelta oggi da Clarice Trombella per la sua rubrica musicale è la grande cantante blues Ma Rainey.
Louise Michel, la “grande dama francese dell’anarchia”. E Maria Farabbi ce la racconta. “Ho creduto necessario portare questo fuoco femminile in Italia, peraltro ancora troppo poco conosciuto, quanto mai attuale e stimolante in un clima di confusione, decadenza e svilimento generale”.
è che il potere è maledetto e per questo io sono anarchica
Disponibile dal 18 Marzo in formato cartaceo e ebook, anche in francese e a breve in inglese
Al3viE porge il suo primo lavoro, il libro Louise Michel, è che il potere è maledetto e per questo io sono anarchica, con un progetto internazionale, il testo è stato tradotto in francese e in inglese, e con una testimonianza etica importante che irradia più fronti, dal sociale, all’artistico, all’antropologico.
In questa opera, una prima riedizione che continua l’importante lavoro fatto nel 2017 dalla casa editrice Il Ponte editore, la poetessa Anna Maria Farabbi, curatrice della stessa, presenta un ritratto completo di Louise Michel, della sua personalità, di tutta la sua estensione artistica, del suo pensiero, della sua scrittura: la narrativa, le poesie e i carteggi con Victor Hugo e la madre.
Un capitolo è stato dedicato all’esperienza vissuta da Louise Michel nella Comune francese, movimento rivoluzionario popolare che sconvolse la Francia nel 1871 e di cui si celebreranno il 18 marzo 2021 i 150 anni.
Nasce oggi lunedì 15 marzo la casa editrice AL3viE, marchio Kaba edizioni. Il momento storico è particolarmente difficile e ancora più sentito, forse, è il bisogno di guardare oltre con fiducia e con il desiderio di un forte impegno sociale.
Un progetto di viandanza che si apre alla narrativa, alla saggistica, alle traduzioni e alla poesia. Diramando in paesi anglofoni e francofoni, nel cartaceo e nel digitale le vie scelte.
Perché il 3
Alcune pubblicazioni saranno disponibili:
nella versione cartacea e nel formato digitale eBook e audio-eBook (testo e voce, voce e musica). I contenuti multimediali audio e video saranno scaricabili dal nostro sito anche per chi acquista il libro o l’ebook classico.
Il Comitato scientifico del Premio Strega Poesia 2023 – composto da Maria Grazia Calandrone, Andrea Cortellessa, Mario Desiati, Elisa Donzelli, Roberto Galaverni, Valerio Magrelli, Melania Mazzucco, Stefano Petrocchi, Laura Pugno, Antonio Riccardi, Enrico Testa e Gian Mario Villalta – ha scelto le 44 opere che accedono alla selezione della cinquina.
Il nuovo prestigioso riconoscimento dedicato alla poesia nazionale – utile a conoscere i nuovi rappresentanti della poesia patria e le case editrici che se ne occupano – vede in corsa:
Fabiano Alborghetti, Corpuscoli di Krause, GCE;
Cristina Alziati, Quarantanove poesie e altri disturbi, Marcos y Marcos;
Giambattista Anastasio, Tutto è incontro, La Gru;
Silvia Bre, Le campane, Einaudi;
Antonio Bux, Gemello falso, Avagliano;
Guido Caserza, Canto dei morti sul lavoro, Zona;
Roberta Castoldi, La formula dell’orizzonte, AnimaMundi edizioni;
Gilda Policastro, La distinzione, Giulio Perrone Editore;
Fabio Pusterla, Tremalume, Marcos y Marcos;
Adriano Sansa, Al di là dell’ombra, Elliot;
Mario Santagostini, Il libro della lettera arrivata, e mai partita, Garzanti;
Gabriella Sica, Poesie d’aria, Interno Libri Edizioni;
Stefano Simoncelli, Sotto falso nome, Pequod;
Christian Sinicco, Ballate di Lagosta, Donzelli;
Francesco Targhetta, La colpa al capitalismo,La nave di Teseo;
Francesco Terzago, Ciberneti, Samuele;
Mary Barbara Tolusso, Apolide,Mondadori;
Lucia Triolo, Sulle pendici dell’altro, Macabor;
Lello Voce, Razos, La nave di Teseo;
Viola Vocich, Orgasmo, Terre Blu.
La cinquina del Premio Strega Poesia 2023 al Salone del Libro
La cinquina finalista della prima edizione delPremio Strega Poesia, promosso da Fondazione Maria e Goffredo Bellonci e Strega Alberti Benevento in collaborazione con BPER Banca e Parco Archeologico del Colosseo, sarà annunciata venerdì 19 maggio, ore 16.45, al Salone Internazionale del Libro di Torino. Condurrà l’incontro Neri Marcorè.
Venerdì 19 Maggio alle ore 19,00 Le BEFFE Teatro vi invitano per l’ultimo evento di
Aperitivi con le Arti, in collaborazione con LuccaLibri – Caffè Letterario. Verrà presentato il libro “L’arte tra bocca e cibo-peso corporeo e peso della parola (a cura di A. M. Farabbi)”, tra immagini, opere d’arte e contributi media, gli attori daranno vita alle riflessioni esistenziali, poetiche, filosofiche, intime ed artistiche di donne e uomini che raccontano il loro rapporto tra cibo e vita.
Sono quarantaquattro le opere selezionate che aspirano alla cinquina finalista
di Matteo Bianchi
12 maggio 2023
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3′ di lettura
È cominciata la scrematura dei partecipanti alla prima edizione del Premio Strega Poesia, un’editio princeps apprezzata negli intenti, ma assai divisiva. Dopo settimane di polemica intorno alla possibilità data agli editori di candidare direttamente i loro campioni, il comitato scientifico, costituito da Maria Grazia Calandrone, Andrea Cortellessa, Mario Desiati, Elisa Donzelli, Roberto Galaverni, Valerio Magrelli, Melania Mazzucco, Stefano Petrocchi, Laura Pugno, Antonio Riccardi, Enrico Testa e Gian Mario Villalta, dei centotrentacinque titoli iniziali ne selezionati quarantaquattro che possono aspirare alla cinquina finalista. Lasciando che le case editrici si esprimessero liberamente, sotto la lente di un pool di esperti, la nascita dello Strega Poesia ha messo in discussione, di fatto, le modalità di giudizio di un settore da tempo lacunoso e criticato, ossia il migliaio di premi italiani dedicati alla letteratura contemporanea. L’agognata cinquina sarà annunciata venerdì 19 maggio, al Salone del Libro di Torino.
Le graziate
Nell’elenco spiccano alcune autrici per i tratti singolari delle loro poetiche: in primis “La via del poco” (Al3vie), di Anna Maria Farabbi, che nella premessa al viaggio in versi, manifesta il legame esistenziale tra ogni suo titolo pubblicato e l’editore coinvolto, rigorosamente indipendente. Ogni suo libro, pur avendo una tiratura limitata e connessa al territorio di gestazione, è un lavoro corale rivolto alla collettività. Di Farabbi, inoltre, non si può ignorare la stratificazione dei linguaggi – minerale, vegetale e animale – che funge da tramite per nominare le fragilità dell’essere umano. Parallelamente, in “Apolide” (Mondadori) Mary Barbara Tolusso utilizza un lessico ordinario per scostare il velo di Maya dal quotidiano più scontato e svelarne le tracce invisibili di vacuità, di crudeltà. Il registro colloquiale di Francesca Del Moro, in “Ex madre” (Arcipelago Itaca), scioglie invece la distanza tra il vissuto e la sua insostenibile portata emozionale, riuscendo a non sacrificare la versificazione per favorire le immagini immortalate. Gli anticorpi vetusti del genere poetico, che poco hanno a che fare con le dinamiche del mercato, hanno estromesso dalla contesa tanto “La signorina Nessuno” (Vallardi), di Giorgia Soleri, quanto le “Rime alfabete” (Salani) di Bruno Tognolini, entrambi condizionati dai loro stessi pubblici, e rispettivamente i fan di Damiano dei Måneskin e i lettori in erba.
L’escluso
Tra i tanti, non si spiega l’uscita prematura di “Peste e guerra. La poesia non salverà il mondo” (Interno Poesia), di Paolo Fabrizio Iacuzzi. L’antologia che copre quarant’anni di scrittura in versi, è composta da un’ampia selezione di testi, operata con il curatore Michele Bordoni, e seguita da una corposa intervista tra i due intellettuali, iniziata nel 2021 e durata circa nove mesi. “Ti ho conosciuto nel teatro dei simulacri / del tuo primo libro. Lo lessi nell’orto di guerra / fra Artaud e Bataille. E mi insegnasti la poesia”. Gli archetipi di peste e guerra sincretizzano gli apici della ferinità dell’umano e, al contempo, ne profetizzano la facoltà di riscatto, seguendo nei secoli le contraddizioni di un male quasi più democratico del bene. Tra le pagine il poeta mostra la storia maestra attraverso la dimensione privata, caricando sé stesso e i propri cari di un peso simbolico assolutizzante, e rimarcando un dualismo connaturato tra il sé personale e quello collettivo. “(…) A spiedo tutti // consegnati al tempo dei relitti fatti caino per teatro. / Dove figlio e nipote insieme. Paolo e Fabrizio riportano / in vita gli altri dalla disfatta”. Sono le intuizioni folgoranti di luziana memoria a riassettare il vissuto; è peculiare della sua poiesi tenere insieme ciò che sarebbe incontenibile, così nell’improvvisazione rapsodica l’urgenza di scrivere emerge magmatica e non può essere controllata logicamente, persino nell’atlante di un giardino: “Padre non estirpare da quella schiera l’iris / giallo. Non far sì che ciascuno sia tra sé // e sé intollerante. Lascia che io adorando / lo veda in uno stuolo beato fatto di brina”. L’assemblamento letterario-teatrale di questi scorci semantici compartecipa alla narrazione etica del passato e alla creatività sul futuro, non dalla pretesa salvifica attribuita alla poesia, ma a partire da essa.