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11 novembre 2023 – iscrizioni aperte. Seminario: “Perché la poesia. La biologia del canto: il suo significato formativo, eretico, erotico. Un viaggio esistenziale nella poiesis.”

A cura di Anna Maria Farabbi

Il seminario avrà luogo sabato 11 novembre dalle ore 9 alle 19 in zona Castello di Serravalle, Valsamoggia (BO). È necessaria la prenotazione al seguente indirizzo: info@al3vie.com. Iscrizioni aperte fino al 5/11/2023. Per avere ulteriori informazioni sulle modalità è disponibile, inoltre, il numero 3384586480 per chiamate o whatsapp

DESCRIZIONE

Ogni ora sarà dedicata a un attraversamento tematico

Ogni attraversamento uno stacco musicale significativo:

9 – 10.15 Il corpo della poesia.

Verticalità, articolazione, il respiro dentro il testo.

10.15 – 11.30 Oralità e nascita della poesia. Fin dentro la preistoria.

La grana della voce acustica dalle radici del silenzio. Le origini della poesia orale: le ninnenanne. La nostra capacità (e la nostra necessità) di ascolto e di accoglimento del fiato sonoro.

11.30 – 13 Ponte relazionale e formativo della poesia.

La voce poetica entra nel plesso solare della creatura che lo riceve, contaminandolo significativamente e emozionalmente. Il significato della creazione.

La mia esperienza con le persone in sofferenza attraverso il mio approccio poetico e il significativo formativo.

PAUSA PRANZO

15 – 16.15 Entrando nel corpo della poesia con il nostro corpo:

calligrafia, corsivo, trascrizione, traduzione, dizione. Il movimento e la consapevolezza della mano e del braccio.

16.15 – 17.45 Identità della poesia:

intimità, intensità, essenzialità, ritmo. Intimità/vulnerabilità utilità.

17.45 – 19 00 Figure retoriche e chiavi psicologiche:

entriamo attraverso le leve della poesia nelle nostre dinamiche esistenziali.

Sono previsti ascolti musicali e voci maestre testimonianti. Ogni sezione porterà a un tempo di conversazione e di confronto.

Il seminario è rivolto a ogni tipo di partecipante. Non ha carattere strettamente letterario, piuttosto propone in modo interdisciplinare una riflessione profonda sulla nostra interiorità e sulla propria capacità espressiva nel canto, come forma arcaica artistica. Intende rovesciare l’abituata interpretazione della poesia, proponendo vie di coinvolgimento che nessuna altra arte può suscitare. Il corso è aperto anche a ragazzi e ragazze delle scuole superiori.

Il corso prevede la possibilità di un ulteriore approfondimento su richiesta dei partecipanti.

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Luce del cuore rovesciato

Luce del cuore rovesciato

Design e realizzazione di Gabriella Malentacchi

La lampada ideata e realizzata da Gabriella Malentacchi ha agito da perno nella mia conferenza per i suoi significati del profondo simbolico. In sintesi:

La torsione del corpo, propria del tronco della lampada, evoca lo stato di sofferenza umana nella sua instabilità di equilibrio esistenziale, spirituale, sociale. Le scanalature nel vetro, sono affini a rughe, a nostre cicatrici, violenze subite che tatuano la nostra interiorità oltre la superficie della pelle, Il vetro propone, per sua stessa natura, la fragilità, ma anche l’acustica della sua possibile rottura, e ogni difficoltà di raccolta: il pericolo di essere feriti, tagliati, tra una scheggia e l’altra. La trasparenza propria del vetro richiama di fatto la nostra: ciascuno di noi, sotto nostri vestiti, ha un’identica dimora di organi, oltre a un sangue circolante che stabilisce assoluta fratellanza. Non solo. In ogni nostro corpo esiste un vuoto attraversato da un filo. Il filo che permette la vitalità elettrica della lampada è il filo della nostra connessione con la vita. E’ il cordone ombelicale con la nostra nascita quotidiana.

Il paralume è posizionato al vertice dell’oggetto. Ne è il fulcro. E’ la testa. Eppure ci consegna un cuore rovesciato. La testa è pensare, Il cuore è sentire. Ogni creatura che ha sofferto, ipersensibile, ha un cuore rovesciato. Definitivamente. Essere prossimi a un “cuore rovesciato” significa avere consapevolezza del proprio. E flettersi, con rispetto, non giudizio, sapienza più che conoscenza. Con quell’amore che è esperienza cognitiva, oltre che sensuale, artistica e mistica.

Il compimento della relazione, della cura, sta nell’accensione di quel cuore rovesciato.

Un cuore rovesciato illuminato è illuminante e orienta.

 anna maria farabbi

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Il canto dell’altalena. Incontro e scambio nel Giardino delle Beghine a Mantova

Sabato, 7 maggio
 
Mattino ore 9.30 – 12.30
 
Pranzo
 
Pomeriggio 14 – 17

“Un fiammifero nel buio del mito”, dice Anna Maria della sua riflessione su Sirene, Tiresia, Penelope, Antigone, Cassandra e Medea. O forse rovesciarne la lettura, nella poesia, con voce di donna consapevole della differenza e capace di partire dall’io per entrare nell’”origine del canto occidentale”.

Seminario Il canto dell’altalena con Anna Maria Farabbi

Il 7 maggio sarà con noi, nel Giardino delle Beghine, Anna Maria Farabbi, una poeta che da sempre lavora sulla parola in modo originale, lontana dall’accademia e dai riflettori di concorsi e premi. Ha pubblicato molti libri, scegliendo sempre piccole case editrici: raccolte poetiche, libri per bambini, opere per il teatro, saggi.

Alla riflessione sui nodi critici della società, quelli in cui sono visibili la difficoltà e lo scarto rispetto a ciò che si considera “norma” (sordità, anoressia, cecità, mutismo, emarginazione, vecchiaia…), intreccia l’analisi di figure femminili importanti, spesso misconosciute, come Louise Michel o Kate Chopin di cui ha approntato le prime traduzioni in italiano.

Conosce il nostro Giardino e lo considera un luogo di grande importanza, nel quale è possibile l’interazione tra linee di pensiero, con modalità diverse, sempre attente all’approfondimento e al versante femminile con la sua specificità e il suo diverso linguaggio.

Un passaggio del libro di Milena Nicolini sul Canto dell’altalena ci può aiutare a comprendere il versante dal quale muove la voce di questa poeta:

L’autrice torna ad una difficile esperienza che per un anno le tolse completamente la voce, quando comprese nel suo “corpo” cos’era per i muti la normalità quotidiana. Ne fece un “telaio esperienziale”, studiò più a fondo la sordità, il suono, le “profondità dilatabili dell’ascolto”, la meditazione, le “retoriche della parola ‘silenzio’”, la capacità di udire con tutto il corpo fin dall’utero materno.

Per lei stanno qui le “fondamenta della poesia”: non a caso lei la chiama “canto”.

Il suo lavoro sulla lingua non si distingue dalla vita, l’accesso sempre più profondo alla creaturalità della parola va in sincrono col “battito cardiaco”, l’ascolto attento diventa creazione “anche del canto”, ma insegna pure ad ascoltare e imparare il canto degli altri”, ad “ac cordarsi”, perché le voci del coro non si sovrappongono, ma si fanno complementari l’una all’altra “per l’opera”.

Ecco perché la sua poesia è “biologica, organica”, non dà garanzie di salvezza, ma solo “la scaglia nell’animalità, nel vegetale, nel minerale (…) a una via del poco, su cui, e dentro cui, possa accogliere la creazione e sostenerla”.

La poesia unisce chi canta e chi ascolta, attiva le possibilità plurali dell’io, esigendo il ‘tu’ e il ‘noi’, “il canto, prima di essere inchiostro, è vento, oralità: tramanda”. (M. Nicolini, L’uroboro nell’opera di Anna Maria Farabbi, ed. Rossopietra, pp. 54-55).

Penso che questa premessa possa aiutarci a comprendere la postura con la quale stare nel seminario di Anna Maria. Da qui è possibile interagire con lei a partire dalla nostra vita, dalla nostra riflessione e dalle nostre letture. Sulle figure del mito che fanno seguito, nel libro Il canto dell’Altalena, alla memoria dei giochi infantili, ognuna di noi, per vie diverse, ha avuto occasione di leggere, ascoltare e riflettere: Sirene, Tiresia, Penelope, Antigone, Cassandra e Medea.

Il nostro contributo al dialogo sarà prezioso e renderà il tempo che trascorreremo insieme ricco e nuovo.

                                                                                       Nella Roveri

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La via biologica del canto: due giorni di colloquio corale con Anna Maria Farabbi