
Categoria: Presentazioni



Luce del cuore rovesciato
Design e realizzazione di Gabriella Malentacchi
La lampada ideata e realizzata da Gabriella Malentacchi ha agito da perno nella mia conferenza per i suoi significati del profondo simbolico. In sintesi:
La torsione del corpo, propria del tronco della lampada, evoca lo stato di sofferenza umana nella sua instabilità di equilibrio esistenziale, spirituale, sociale. Le scanalature nel vetro, sono affini a rughe, a nostre cicatrici, violenze subite che tatuano la nostra interiorità oltre la superficie della pelle, Il vetro propone, per sua stessa natura, la fragilità, ma anche l’acustica della sua possibile rottura, e ogni difficoltà di raccolta: il pericolo di essere feriti, tagliati, tra una scheggia e l’altra. La trasparenza propria del vetro richiama di fatto la nostra: ciascuno di noi, sotto nostri vestiti, ha un’identica dimora di organi, oltre a un sangue circolante che stabilisce assoluta fratellanza. Non solo. In ogni nostro corpo esiste un vuoto attraversato da un filo. Il filo che permette la vitalità elettrica della lampada è il filo della nostra connessione con la vita. E’ il cordone ombelicale con la nostra nascita quotidiana.
Il paralume è posizionato al vertice dell’oggetto. Ne è il fulcro. E’ la testa. Eppure ci consegna un cuore rovesciato. La testa è pensare, Il cuore è sentire. Ogni creatura che ha sofferto, ipersensibile, ha un cuore rovesciato. Definitivamente. Essere prossimi a un “cuore rovesciato” significa avere consapevolezza del proprio. E flettersi, con rispetto, non giudizio, sapienza più che conoscenza. Con quell’amore che è esperienza cognitiva, oltre che sensuale, artistica e mistica.
Il compimento della relazione, della cura, sta nell’accensione di quel cuore rovesciato.
Un cuore rovesciato illuminato è illuminante e orienta.
anna maria farabbi








Pièdimosca edizioni e Al3vie accolgono nella Collana Arca dedicata alla poesia la prima opera La via del poco presentandola alla libreria Pop up di Perugia giovedì 23 giugno alle ore 19.
Le due realtà editoriali, guidate da Elena Zuccaccia e Raffaella Polverini, dopo aver pubblicato insieme Il canto dell’altalena l’oscillazione della figura tra il gioco e il mito seguito da La tela di Penelope e Kate Chopin. Racconti con saggio e traduzione di anna maria farabbi iniziano questo cammino in poesia con la curatela della poeta Anna Maria Farabbi che nel segno del femminile e della collaborazione ha proposto questo speciale e forse unico progetto condiviso.

Donne in biblioteca tra memoria e futuro
Biblioteca delle donne Laura Cipollone (sede CPO)
Nel mondo digitale in cui oggi siamo immersi/e, le biblioteche hanno ancora senso di esistere? E cosa rappresenta una biblioteca delle donne? Oltre ad essere una pratica di conservazione della memoria femminile può ancora adesso configurarsi come uno spazio vivo, un laboratorio creativo di pensiero e nuove relazioni, un’officina del cambiamento?
Lorena Rosi Bonci ne parla con Anna Maria Farabbi, poeta e scrittrice che nelle sue opere ha scelto spesso di concentrarsi su scrittrici e artiste perlopiù tenute ai margini dei cardini culturali ed editoriali del proprio tempo. L’incontro sarà occasione per un dialogo sul filo della memoria teso verso il futuro, a partire dalla nascita della Biblioteca delle Donne Laura Cipollone fino all’ultimo lavoro di traduzione a analisi di Anna Maria Farabbi sulla scrittrice americana Kate Chopin.
“Mettere a fuoco opere e personalità di eccellenza qualitativa, con potente originalità e forza eccentrica, eversiva, libera da canoni e retoriche è, lo credo fermamente, un dovere civile, politico, artistico. Nel corso dei miei studi, la mia attenzione si è concentrata prevalentemente su artiste che, nel corso dei secoli, hanno in modi diversi ma totalizzanti subìto ingiustizie di emarginazione, sottovalutazione, svalutazione, perfino cancellazione. Mai è un caso quando si verifica un atto di femminicidio intellettuale […] Kate Chopin ha inciso il suo pennino nelle croste malate della quotidianità sociale e relazionale, soprattutto nelle carie della comunità, in quelle radici che precludono alla donna diritti e opportunità.” (Anna Maria Farabbi)




