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Menzione di merito per Il canto dell’altalena

Decretati dalla Giuria i finalisti della Terza Edizione del Premio Letterario al femminile Le Parole di Lavinia.

Dopo un attento esame dei numerosi titoli in concorso, la Giuria ha reso noti i nomi dei finalisti per ciascuna sezione del Premio.

Per la Sezione Scientifica:

Agata Cecilia Amato Mangiameli, Maria Novella Campagnoli

Per la Sezione Saggistica:

Aldo Cagnacci, Anna Maria Farabbi, Marilena Lucente, Mauro Martini, Giorgia Pellorca, Emiliano Tognetti, Lara Vanni.

Per la Sezione Poesia:

Luisa Di Francesco, Laura Tommarello, Elisabetta Vatielli, Patrizia Pallotta.

Per la Sezione Narrativa:

Adriana Assini, Emanuela Caracciolo, Giulia Cosi, Graziano Di Benedetto, Marilena Fonti, Maria Teresa Galante, Beatrice Gioia, Clara Lazzari, Vanessa Longhese, Daniela Pecchi, Laura Ravone, Vincenza Lorusso.

Vi aspettiamo domenica 12 giugno 2022 al Museo Città di Pomezia – Laboratorio del Novecento per la III Edizione del Festival Letterario al femminile a partire dalle ore 10.30 con interessanti presentazioni librarie per giungere con entusiasmo alla Cerimonia di Premiazione che si svolgerà a partire dalle 17.00.

L’intera giornata sarà accompagnata dall’esecuzione di soave musica al femminile da parte dell’Arpista M° Ornella Bartolozzi, a cui si unirà nel pomeriggio il Soprano Stefania Murino.

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L’arte tra bocca e cibo (2022) di Anna Maria Farabbi

di Maria Antonietta Spinelli

L’arte tra bocca e cibo nasce dalla curiosità di riscoprire, attraverso la parole, l’universo in cui sono immersi i pazienti con disturbo alimentare

Il testo L’arte tra bocca e cibo fornisce un’affascinante lettura e parallelismo tra la bocca, come ricerca espressiva di parola, e la funzionalità primordiale del cibo e del nutrimento.

Messaggio pubblicitario Viene fornita una visione a cavallo tra le testimonianze personali ed artistiche di undici autori e il delicato argomento dei disturbi dell’alimentazione. L’elaborato, scritto in stile saggistico, si apre con l’autrice stessa, Anna Maria Farabbi, poetessa e narratrice. L’autrice racconta, in maniera esaustiva, lo scopo e il focus del testo, prendendo in considerazione aspetti non clinici del tema, ma ampliando il suo significato a condizioni etnoculturali e concependo il tutto in chiave descrittiva. Riferisce di aver ideato lo scritto come una ruota, con assenza di gerarchia tra autori ma con un occhio centrale attorno cui tutti ruotano, ovvero i disturbi dell’alimentazione. Il tutto è arricchito da contenuti artistici, sonate popolari, quadri o filmografia scaricabili tramite QR CODE a fine di ogni saggio.

L’interesse dell’autrice è partito dalla frequentazione di un centro di riabilitazione dei disturbi dell’alimentazione e dalla curiosità di riscoprire, attraverso la parole, l’universo in cui sono immersi i pazienti con tale disturbo. È da qui che nasce l’idea di elaborare un racconto che non si limiti ad un’autobiografia o ad un racconto episodico di eventi, ma che metta in campo le personali sofferenze degli autori che hanno avuto a che fare, per esperienza diretta o indiretta, con la problematica alimentare.

Una tra i primi autori è la Dott.ssa Paola Bianchini filosofa, psicologa e psicoterapeuta. La visione della scrittrice in esame si distanzia da quella clinica ma, con linguaggio solenne, apre lo scenario alla visione del dolore e della storia che i pazienti portano in quella che poi diventa la quotidianità del professionista. Anche in questo caso il focus è sulla parola e sull’abilità della stessa di comunicare anche quando non espressa e arricchita di silenzi.

Il riferimento al disturbo alimentare è espresso così: “è ossessione per il peso: la paura è nel peso della scelta ovvero nel peso dell’identità” e si mostra la ferita identitaria da cui nasce il disturbo, che si serve del corpo per poi manifestare il suo disagio.

Marco Bellini, poeta, esprime nei suoi versi l’ascolto empatico di dolore e di dignità emotiva della persona che ha scelto di raccontarsi a lui. Con versi decisamente forti di contenuto, come il titolo stesso “dita in gola”, apre lo scenario alla bulimia ed alla “donna trasparente piena di voce inascoltata.”

Si passa poi attraverso l’analisi del testo di sonata popolare , “La cena della sposa” ad opera di Giancarlo Palombini, docente di Etnomusicologia che descrive l’aspetto consumistico e transculturale del cibo attraverso l’abbondanza e la descrizione popolare della tradizione.

Il racconto intenso e travolgente di Sara Fruet, pittrice, medico coaching alimentare e biodinamica craniosacrale, che attraverso la pittura ed il suo tratto descrive le varie tappe del disturbo alimentare: dapprima perfezionistico e controllante, dai tratti precisi e colori scuri, fuori controllo, per poi diventare denso e colorato, libero e ricco di sfumature. Esemplificativo di ciò è la fig. 1.a e 1.b e il seguente estratto: “E mentre i confini del mio corpo iniziavano ad occupare più spazio, le tele diventavano sempre più grandi, i colori più brillanti, il gesto più ampio. Non più un sussurro. Ma un racconto a voce bella alta e sicura”. Il dettagliato racconto traspare di consapevolezza e dignità nel dolore ed apre le porte alla possibilità di cambiare e addentrarsi nel percorso di guarigione.

L’ARTICOLO CONTINUA DOPO LE IMMAGINI:

L'arte tra bocca e cibo (2022) di Anna Maria Farabbi - Recensione del libro FIG 1.A

L’arte tra bocca e cibo – Fig. 1.a

L'arte tra bocca e cibo (2022) di Anna Maria Farabbi - Recensione del libro FIG 1.B

L’arte tra bocca e cibo – Fig 1.b

Ed è di carattere femminile anche il racconto di Mariafrancesca Garritano, ballerina, che ben descrive il processo di interiorizzazione dell’ideale di magrezza e della sensazione di inadeguatezza dettata dall’ambiente.

La testimonianza di Marco Pozzi, regista cinematografico che racconta la storia della nascita del suo film Maledimiele e la dispercezione corporea che lentamente si trascina verso l’essere invisibile.

Messaggio pubblicitario Invece Pietro Marchese, scultore e insegnante, porta nella scultura il suo messaggio di riflessione rispetto alle generazioni attuali con la scultura Light (fig.2). Nella sua carriera di insegnante è capitato di assistere a profondi dilemmi perfezionistici e correlati al Disturbo alimentare dell’anoressia. Riferisce di aver utilizzato una figura forte che mirasse a perturbare e notare l’ossimoro e che riportasse al problema attuale in maniera silenziosa, fa intravedere l’infelicità di chi pensa di non poter reggere il confronto con le icone della bellezza e di bravura.

L’ARTICOLO CONTINUA DOPO L’IMMAGINE:

L'arte tra bocca e cibo (2022) di Anna Maria Farabbi - Recensione del libro FIG 2

L’arte tra bocca e cibo – Fig 2

L’arte della sofferenza è mostrata anche da Alberto Terrile, fotografo, che immortala il volto tirato di una donna che ha perso la figlia per anoressia, discendendo in una sofferenza condivisa ed estremamente realistica (fig.3).

L’ARTICOLO CONTINUA DOPO L’IMMAGINE:

L'arte tra bocca e cibo (2022) di Anna Maria Farabbi - Recensione del libro FIG 3

L’arte tra bocca e cibo – Fig 3

Un’arte dal tratto diverso è anche quella che narrata da Ludovic Debeurme, fumettista, pittore e illustratore che, nell’intervista, spiega le ragioni che stanno alla base di “Lucille”, uno dei suoi ultimi lavori in cui il tema centrale è quello dell’anoressia. Il tema, caro all’autore, descrive il legame tra corpo e spirito e la complessa relazione tra il proprio corpo e lo spazio circostante in un momento delicato della vita quale essere l’adolescenza.

Come chiusura circolare del testo, posizionato probabilmente volutamente come ultimo capitolo, compaiono i racconti autobiografici di Sara Fruent, precedentemente citata, ed Elvira Aglini, narratrice e generosa testimone del progetto ideato da Anna Maria Farabbi, e del suo personale vissuto.

In conclusione il libro in esame, prende in considerazione molteplici dimensioni e declinazioni del disturbo alimentare che partono dalla persona per estendersi alla rete relazionale nella quale è immersa, offrendo importanti punti di vista diversi. Si articola in due parti principalmente: la prima, ovvero quella che offre una visione prettamente metaforica e artistica, e la seconda ovvero quella in cui vengono messe in campo le personali esperienze di due autrici che ben delineano l’acuzia del dolore ed il processo di presa di coscienza e consapevolezza di sé e del mondo. Si tratta di una lettura interessante ed inaspettata che coinvolge il lettore soprattutto nella sua dimensione dinamica e variegata, di lessico, di immagini ed esperienze. Ho trovato particolarmente interessanti le testimonianze e le varie interviste fatte agli autori, complessa invece, nel linguaggio e nel tono solenne, la prima parte, scritta in termini saggistici, che potrebbe deviare in parte dal tema centrale in cui si articola tutta la tematica alimentare.

Risulta, invece, ben definita e strutturata l’idea di trattazione circolare degli argomenti, in quanto l’autrice apre il testo con la prefazione che ben spiega il progetto ed il ruolo di ogni autore, chiudendosi poi con la testimonianza di un partecipante lì, dove tutto è iniziato, ovvero nell’associazione “Il Pellicano”.

Molto al passo con i tempi ed estremamente utile è anche il corredato multimediale, scaricabile tramite QRcode.

Considero il testo una lettura consigliata di livello medio alto, di più facile comprensione a coloro che hanno, o hanno avuto, esperienza diretta o indiretta in tale patologia. È arricchente e stimolante ed offre una visione poliedrica del disturbo dell’alimentazione che incuriosisce per aver considerato, probabilmente per le prime volte, l’aspetto più artistico della sua espressione.
Per saperne di più: https://www.stateofmind.it/2022/05/arte-bocca-cibo-recensione/

Per saperne di più: https://www.stateofmind.it/2022/05/arte-bocca-cibo-recensione/

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Diario News Presentazioni Rassegna stampa

Feminism5 Casa Internazionale delle Donne – Roma 10/12 giugno

Nel corso della fiera Feminism5 che si svolgerà a Roma dal 10 all’12 giugno, Anna Maria Farabbi porterà il libro Kate Chopin. Racconti con saggio e traduzione di anna maria farabbi. Pubblicazione in co-edizione con Pièdimosca edizioni.Sabato 11 giugno alle ore 16 nel Giardino Agorà – Casa Internazionale delle Donne – via Lungara 19 – Roma.

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Donne in azione

Domenica 29 maggio presso la Libreria editrice I fiori blu al Pigneto si parlerà di Donne in azione, dalle Comunarde di Federica Castelli a Louise Michel, è che il potere è maledetto e per questo io sono anarchica, testo curato da Anna Maria Farabbi. Raffaella Polverini parlerà del progetto editroiale e umano che l’ha avvicinata a questo libro.

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L’arte tra bocca e cibo peso corporeo e peso della parola

di Milena Nicolini su Casamatta blog

https://www.casamattablog.it/articolo/note-di-lettura-4/

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Il canto dell’altalena. Incontro e scambio nel Giardino delle Beghine a Mantova

Sabato, 7 maggio
 
Mattino ore 9.30 – 12.30
 
Pranzo
 
Pomeriggio 14 – 17

“Un fiammifero nel buio del mito”, dice Anna Maria della sua riflessione su Sirene, Tiresia, Penelope, Antigone, Cassandra e Medea. O forse rovesciarne la lettura, nella poesia, con voce di donna consapevole della differenza e capace di partire dall’io per entrare nell’”origine del canto occidentale”.

Seminario Il canto dell’altalena con Anna Maria Farabbi

Il 7 maggio sarà con noi, nel Giardino delle Beghine, Anna Maria Farabbi, una poeta che da sempre lavora sulla parola in modo originale, lontana dall’accademia e dai riflettori di concorsi e premi. Ha pubblicato molti libri, scegliendo sempre piccole case editrici: raccolte poetiche, libri per bambini, opere per il teatro, saggi.

Alla riflessione sui nodi critici della società, quelli in cui sono visibili la difficoltà e lo scarto rispetto a ciò che si considera “norma” (sordità, anoressia, cecità, mutismo, emarginazione, vecchiaia…), intreccia l’analisi di figure femminili importanti, spesso misconosciute, come Louise Michel o Kate Chopin di cui ha approntato le prime traduzioni in italiano.

Conosce il nostro Giardino e lo considera un luogo di grande importanza, nel quale è possibile l’interazione tra linee di pensiero, con modalità diverse, sempre attente all’approfondimento e al versante femminile con la sua specificità e il suo diverso linguaggio.

Un passaggio del libro di Milena Nicolini sul Canto dell’altalena ci può aiutare a comprendere il versante dal quale muove la voce di questa poeta:

L’autrice torna ad una difficile esperienza che per un anno le tolse completamente la voce, quando comprese nel suo “corpo” cos’era per i muti la normalità quotidiana. Ne fece un “telaio esperienziale”, studiò più a fondo la sordità, il suono, le “profondità dilatabili dell’ascolto”, la meditazione, le “retoriche della parola ‘silenzio’”, la capacità di udire con tutto il corpo fin dall’utero materno.

Per lei stanno qui le “fondamenta della poesia”: non a caso lei la chiama “canto”.

Il suo lavoro sulla lingua non si distingue dalla vita, l’accesso sempre più profondo alla creaturalità della parola va in sincrono col “battito cardiaco”, l’ascolto attento diventa creazione “anche del canto”, ma insegna pure ad ascoltare e imparare il canto degli altri”, ad “ac cordarsi”, perché le voci del coro non si sovrappongono, ma si fanno complementari l’una all’altra “per l’opera”.

Ecco perché la sua poesia è “biologica, organica”, non dà garanzie di salvezza, ma solo “la scaglia nell’animalità, nel vegetale, nel minerale (…) a una via del poco, su cui, e dentro cui, possa accogliere la creazione e sostenerla”.

La poesia unisce chi canta e chi ascolta, attiva le possibilità plurali dell’io, esigendo il ‘tu’ e il ‘noi’, “il canto, prima di essere inchiostro, è vento, oralità: tramanda”. (M. Nicolini, L’uroboro nell’opera di Anna Maria Farabbi, ed. Rossopietra, pp. 54-55).

Penso che questa premessa possa aiutarci a comprendere la postura con la quale stare nel seminario di Anna Maria. Da qui è possibile interagire con lei a partire dalla nostra vita, dalla nostra riflessione e dalle nostre letture. Sulle figure del mito che fanno seguito, nel libro Il canto dell’Altalena, alla memoria dei giochi infantili, ognuna di noi, per vie diverse, ha avuto occasione di leggere, ascoltare e riflettere: Sirene, Tiresia, Penelope, Antigone, Cassandra e Medea.

Il nostro contributo al dialogo sarà prezioso e renderà il tempo che trascorreremo insieme ricco e nuovo.

                                                                                       Nella Roveri

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Louise Michel al Circolo Anarchico Berneri di Reggio Emilia

Venerdì 13 Maggio alle ore 21 Anna Maria Farabbi porterà il libro “Louise Michele è che il potere è maledetto e per questo io sono anarchica” alle donne libertarie di Reggio Emilia

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DWF su Louise Michel

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Al3vie. Un progetto che è una strada di idee

https://www.sherwood.it/articolo/8957/al3vie-un-progetto-che-e-una-strada-di-idee

su Sherwood

I progetti di qualsiasi natura siano sono un composito mix di elementi. Sono contenitori da riempire e le parti che li costruiscono ne danno la dimensione, la direzione e concorrono al traguardo. Non importa che siano personali, aziendali, scolastici o altro. Sono sempre tutti accomunati dal rendere unico e focalizzato alla meta quello che di fatto sarebbero solo pezzi a sé stanti.

Rendono coese le parti.

I progetti editoriali non fanno eccezione e ognuno ha le sue peculiari caratteristiche che rendono il risultato unico e personale.

Non fa eccezione Al3viE, da poco entrata nel mondo dell’editoria, e che già nel suo nome di battesimo evidenzia la natura sfaccettata del proprio percorso. Una complessità che passa dalla scelta delle pubblicazioni all’attenzione su come fruirne. Uno sguardo che dalle produzioni d’oltreoceano è capace poi di creare sinergie nel Bel Paese.

Per capire fino in fondo dunque gli interessi di Al3viE ne abbiamo chiacchierato direttamente  Raffaella Polverini. Sempre con lei, abbiamo indagato anche come è nata la pubblicazione di Kate Chopin. Racconti” con saggio e traduzione di Anna Maria Farabbi.

Allora Raffaella partiamo proprio dall’inizio: il progetto Al3viE nasce in mezzo alla pandemia, nel 2021, e già nel nome ci dice qualcosa di importante. Precisamente ci parla di fruizione della lettura. Come mai avete sottolineato già da subito questo aspetto?

Per rispondere a questa domanda riprendo le righe che ho scritto nel Chi siamo del sito: “In Al3viE c’è il coraggio del passo che lascia il sentiero battuto, la fatica del procedere nella boscaglia, la determinazione graffiata, la visione dell’oltre e poi l’incontro con altri viandanti con i quali condividere la ricchezza del proprio orto, la bellezza del proprio giardino. Il cammino continua mentre il respiro prende il ritmo della salita, lì dove la terra incontra il cielo e la montagna accoglie come una grande madre. Dall’alto, in lontananza, colpisce la vastità del mare con le sue profondità. La discesa nasconde le sue insidie, richiede attenzione, ma incoraggia l’andare. Quando si incontra il nulla, il deserto con la sua realtà estrema, tutto sembra essere stato vano e scomparire come l’impronta cancellata dal vento, ma la via è ormai segnata. Qualcuno seguirà, riconoscerà il nostro passaggio e una carovana ci disseterà con l’acqua trasportata nelle zucche. L’opera è compiuta.” Nel pubblicare libri, rendendoli fruibili in modi diversi, dal cartaceo al digitale, passando per il multimediale con audio, video e booktrailer, si passa attraverso le proprie scelte che non seguono sentieri già battuti, che sono spesso controcorrente, lontane dalle regole del mercato, ma vicine a valori importanti, ad un impegno sociale e politico fondamentale e ad un essere donna, editoria oggi. Tutto questo mi porta a percorre Al3viE, impossibile non palesarlo fin da subito.

Siete situati in un piccolo comune del pavese, a Trivolzio. Come è fare editoria qui?

È difficile fare editoria ovunque. Sono nel pavese, ma con i social, con gli ebook, con le presentazioni si è lontani da confini geografici limitati e limitanti. Posso però dire che è sempre stato più semplice portare libri e corsi di scrittura creativa a Milano e provincia.

La vostra ultima pubblicazione mira a fare conoscere la figura di Kate Chopin, scrittrice americana vissuta nella seconda metà dell’800. Come mai la scelta è ricaduta su di lei?

La prima pubblicazione per Al3viE è stata una riedizione su Louise Michel, un libro che ho letto e che mi ha permesso di conoscere la vita di una donna che ha dedicato la sua vita agli altri: poeta, insegnante, anarchica e ribelle, ha lottato per le donne, per i più deboli, per la giustizia. Volevo portare e riportare luce sul suo operato. È stato lo stesso per Kate Chopin, in questo caso con la coedizione di Pièdimosca edizioni, casa editrice umbra. Abbiamo rieditato e unito due libri usciti nel 2003 e nel 2004 per due grosse case editrice, in un unico testo non solo per la qualità del lavoro svolto dalla traduttrice e curatrice Anna Maria Farabbi, che ha curato anche il libro su Louise Michel, ma soprattutto per l’importanza dei suoi contenuti. Leggendo i racconti di Chopin e passando poi al saggio scritto da Farabbi, che ha studiato Chopin per più di vent’anni, si entra non solo nella personalità controcorrente e decisamente antimaschilista di questa autrice americana del 1800, considerata antesignana del femminismo, ma si ritrovano dinamiche ancora presenti nell’universo femminile e nel suo continuo incontro e scontro con una società ancora troppo maschilista e patriarcale.

Come mai secondo te Chopin è nota, e letta, negli USA insieme a Zelda Fitzgerald, figura già più nota, mentre in Italia non ha avuto la stessa attenzione?

Kate Chopin è conosciuta in alcuni gruppi femministi e letta anche all’interno di corsi di scrittura creativa, credo però che molto poco sia conosciuta in ambito universitario, forse anche nella stessa America. Perché? Forse perché ancora oggi troppe autrici che hanno scritto di donne, per le donne, vengono cancellate, dimenticate, oscurate da chi invece potrebbe e dovrebbe aprirsi a canali di conoscenza e patrimoni letterari ricchissimi. La stessa Farabbi utilizza il termine “femminicidio intellettuale” e credo che non servano ulteriori spiegazioni.

Dei racconti della Chopin quali sono le due cose che hanno maggiormente attratto la vostra attenzione?

La prima cosa è senza dubbio quello che alla fine degli anni sessanta e agli inizi dei settanta nell’ambito dei gruppi femministi ha avuto una notevole importanza e cioè “l’autocoscienza”. Chopin nei suoi racconti parla di donne che perdono il contatto con sé stesse, con la loro femminilità, i sogni, i desideri, per donarsi totalmente all’altro, ai figli, ai doveri coniugali. In alcuni casi riescono a ritrovarsi, in altri si perdono definitivamente. La seconda cosa è sicuramente la “libertà” ritrovata o acquisita forse per la prima volta, per alcuni dei personaggi femminili da lei descritti. Quel riappropriarsi pienamente del nostro essere donne prima di tutto e non solo mogli e madri.

 Il progetto di Al3viE non si esaurisce di certo qui. Nel catalogo trovate altri lavori e soprattutto spunti di riflessione da guardare con attenzione.  Non ci rimane che augurarvi: buona lettura!

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La natura congiuntiva e irrimediabile della poesia

di Loredana Magazzeni per Leggendaria